26 gennaio 2012

La storia di Giulio

Oggi ho voglia di raccontarvi una fiaba per bambini, magari può essere utile per far addormentare qualche piccoletto! Me la sono inventata io, quindi non so, ditemi voi se vi piace oppure no!

Questa è la storia di Giulio, in bambino davvero originale.
Giulio era piccino piccino, così piccino che poteva stare comodamente seduto su una mela. La sua mamma ed il suo papà lo avevano trovato nascosto in un guscio di noce un giorno di dieci anni fa, mentre erano nei boschi alla ricerca di funghi da mangiare. Lo avevano portato a casa loro e gli avevano costruito un lettino usando un piatto e un po’ di paglia morbida. La mamma ed il papà pensavano che con il passare del tempo Giulio sarebbe cresciuto e diventato come tutti gli altri bambini, ma lui rimase piccino piccino, anche se un po’ meno di quando lo avevano trovato.
Era come tutti gli altri: aveva due gambette piccine piccine, due braccia piccine piccine, due manine piccine piccine e due piedini piccini piccini: insomma, per dire che era tutto a posto, solo che era tutto piccino piccino. Per andare a scuola la mamma se lo metteva nella tasca del grembiule e camminava piano piano per non farlo ballare troppo; lui si teneva forte forte alla stoffa e si divertiva un mondo, come se fosse su una giostra. Il suo papà gli aveva costruito un banco piccino piccino ed una sedia piccina piccina ed aveva una matitina in miniatura e dei quadernetti piccolini per scrivere e fare i compiti. La maestra usava una lente d’ingrandimento per poter correggere i suoi compiti, che per altro erano quasi sempre giusti perché era molto bravo.
Giulio però era sempre un po’ triste perché i suoi compagni di scuola non volevano giocare con lui: la palla era troppo grande, le costruzioni troppo pesanti, la corda da saltare troppo alta e tutti avevano paura che nel giocare lo avrebbero schiacciato con un piede. Così Giulio rimaneva sempre seduto in disparte a guardare gli altri bambini che giocavano e a desiderare di non essere così piccino piccino, ma grande grande come tutti gli altri. Si sentiva inutile, pensava che non avrebbe mai potuto fare niente di quello che facevano i bambini normali e che quando sarebbe diventato adulto non avrebbe potuto fare niente di quello che facevano gli adulti.
Un giorno però successe una cosa importante. Era un inverno freddo e nevoso e le scorte di cibo del villaggio stavano per terminare. Il terreno era tutto coperto di neve ghiacciata e non si poteva coltivare niente o far uscire gli animali a brucare. Così gli uomini del posto decisero di partire per un lungo viaggio ed andare al villaggio vicino, che poi vicino non era perché erano necessari tanti giorni di cammino per raggiungerlo. Giulio avrebbe voluto andare con loro, perché non era mai uscito dal suo paesino e non aveva mai visto altro che quelle dieci casette e tanti alberi intorno. Gli uomini però non vollero portarlo perché era troppo piccino: avrebbe potuto scivolar via dalla tasca e non si sarebbero accorti di averlo perduto.
Così Giulio rimase nella sua cameretta, che era poi una scatola arredata con mobilini piccini piccini costruiti apposta dal suo papà. Era molto triste e sconsolato. Qualche giorno dopo la partenza degli uomini, nevicò tanto ma tanto che fu costretto a rimanere in casa: la mamma spalava la neve per fare un sentiero fino alla scuola, ma la neve continuava a cadere e quando la donna aveva finito il sentiero, dietro di lei era di nuovo tutto pieno di neve caduta. Nevicò così tanto ma così tanto che tutte le case furono sommerse da montagne bianche e non si potevano più distinguere: ogni donna ed ogni bambino rimase bloccato nelle proprie case senza poter uscire a far legna e presto le stufe di tutto il villaggio si spensero e fu silenzio e freddo.
Intanto gli uomini che erano andati al villaggio vicino stavano tornando, ma quando arrivarono nei pressi del loro paesello non lo videro, nascosto com’era, e continuarono a camminare senza accorgersi che erano arrivati a casa. Fu a quel punto che il nostro piccolo Giulio si rivelò davvero unico. Quel giorno si era messo in testa di voler uscire di casa a tutti i costi, anche solo per prendere un po’ di aria fresca e guardarsi intorno. Le porte però erano tutte bloccate dalla neve, così anche le finestre e non c’era proprio modo di andar fuori. Allora Giulio ebbe l’idea di passare dal camino, come faceva Babbo Natale. Piano piano, con le sue manine piccine piccine si arrampicò su, mettendo le dita nelle fessure dei mattoni e arrivato su in cima non dovette nemmeno saltare giù, perché la neve era così alta che arrivava giusto giusto all’apertura del camino. Una volta fuori, Giulio scoprì che essendo così piccolo era anche leggero leggero, quindi non sprofondava nella neve, ma poteva scivolarci sopra senza nessuna fatica e in un batter d’occhio si trovò lontano da casa sua. Quando si voltò indietro si spaventò un poco, perché non poteva più capire dove fosse la sua casa o dove fosse quella di qualche suo compagno di scuola: si era perso. Poi sentì delle voci in mezzo agli alberi del bosco e vide delle luci di torce accese. Subito subito Giulio ebbe paura perché pensava di essere vicino a qualche mostro della notte o a qualche persona cattiva che lo avrebbe schiacciato con una sola mano. Ma poi stette ad ascoltare bene e riconobbe la voce del suo papà. A quel punto si mise a gridare con tutta la voce che aveva per farsi sentire dagli uomini, ma questi non lo sentivano perché aveva una voce piccina piccina e continuavano a camminare in mezzo al bosco, convinti di essere sulla strada giusta per il loro villaggio. Giulio doveva raggiungerli in fretta, ma le sue gambette piccine piccine non gli consentivano di correre molto velocemente, così usò l’ingegno: prese una larga foglia di albero che era caduta lì accanto, un rametto secco, salì sulla foglia e spingendosi con il bastoncino prese a scivolare molto rapidamente sulla bianca superficie della neve.
In un batter d’occhio Giulio raggiunse il gruppo degli uomini, che finalmente lo videro e scoppiarono in grida allegre: il piccoli li avvisò che stavano andando dalla parte sbagliata e li ricondusse al villaggio. Ben presto, tutti insieme, si misero a spalare la neve di buona lena, le porte furono liberate e tutti si abbracciarono felici e contenti di essersi ritrovati. Il giorno dopo nel villaggio ci fu una grande festa, si accesero tanti fuochi piccini piccini e cucinate tante pietanze piccine piccine: tortine in miniatura, patate arrosto tagliate piccoline, panini piccini piccini e tante altre cose, tutto in onore di Giulio, che da allora in poi diventò l’eroe del villaggio e tutti quanti si impegnarono a rendere ogni cosa piccina piccina, in modo che fosse facile per Giulio fare qualunque cosa. I bambini misero via i palloni ed iniziarono a giocare a biglie, che erano più piccine, si legavano alle dita dei cordini corti corti per far saltare Giulio ed iniziarono tutti a scrivere piccino piccino per fare in modo che il nostro eroe piccino piccino non si sentisse più diverso da tutti loro. E da allora visse felice e contento.

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