12 febbraio 2012

Anche un nano può diventare un'opera d'arte

Ebbene si, non è un'affermazione fatta a casaccio: ho le prove. Anche un semplice nanetto come me può diventare un'opera d'arte, un oggetto di design (come si dice al giorno d'oggi). Perchè la sagoma del nano è qualcosa che ispira simpatia e di conseguenza stuzzica l'ingenio di chi si occupa di creare cose per la casa, soprattutto. Ne è un esempio questa linea di nani da giardino che ho scovato su internet, navigando senza farmi vedere dalla mia padroncina: si chiama Urban Gnome. Anche se secondo me, a vederli così, non direi che sono del tutto adatti ad un giardino: li vedrei piuttosto bene su una mensolina o un mobile, a farla da padroni in una bella stanza riparata... Mi sembrano un pò delicatini!










29 gennaio 2012

Guardando la neve


E' tutto bianco e per me è una novità: la neve non l'avevo mai vista. Sono rimasto incantato per ore davanti alla finestra a guardare tutti quei fiocchettini scendere leggeri dal cielo e posarsi a terra. E' proprio uno spettacolo!

26 gennaio 2012

La storia di Giulio

Oggi ho voglia di raccontarvi una fiaba per bambini, magari può essere utile per far addormentare qualche piccoletto! Me la sono inventata io, quindi non so, ditemi voi se vi piace oppure no!

Questa è la storia di Giulio, in bambino davvero originale.
Giulio era piccino piccino, così piccino che poteva stare comodamente seduto su una mela. La sua mamma ed il suo papà lo avevano trovato nascosto in un guscio di noce un giorno di dieci anni fa, mentre erano nei boschi alla ricerca di funghi da mangiare. Lo avevano portato a casa loro e gli avevano costruito un lettino usando un piatto e un po’ di paglia morbida. La mamma ed il papà pensavano che con il passare del tempo Giulio sarebbe cresciuto e diventato come tutti gli altri bambini, ma lui rimase piccino piccino, anche se un po’ meno di quando lo avevano trovato.
Era come tutti gli altri: aveva due gambette piccine piccine, due braccia piccine piccine, due manine piccine piccine e due piedini piccini piccini: insomma, per dire che era tutto a posto, solo che era tutto piccino piccino. Per andare a scuola la mamma se lo metteva nella tasca del grembiule e camminava piano piano per non farlo ballare troppo; lui si teneva forte forte alla stoffa e si divertiva un mondo, come se fosse su una giostra. Il suo papà gli aveva costruito un banco piccino piccino ed una sedia piccina piccina ed aveva una matitina in miniatura e dei quadernetti piccolini per scrivere e fare i compiti. La maestra usava una lente d’ingrandimento per poter correggere i suoi compiti, che per altro erano quasi sempre giusti perché era molto bravo.
Giulio però era sempre un po’ triste perché i suoi compagni di scuola non volevano giocare con lui: la palla era troppo grande, le costruzioni troppo pesanti, la corda da saltare troppo alta e tutti avevano paura che nel giocare lo avrebbero schiacciato con un piede. Così Giulio rimaneva sempre seduto in disparte a guardare gli altri bambini che giocavano e a desiderare di non essere così piccino piccino, ma grande grande come tutti gli altri. Si sentiva inutile, pensava che non avrebbe mai potuto fare niente di quello che facevano i bambini normali e che quando sarebbe diventato adulto non avrebbe potuto fare niente di quello che facevano gli adulti.
Un giorno però successe una cosa importante. Era un inverno freddo e nevoso e le scorte di cibo del villaggio stavano per terminare. Il terreno era tutto coperto di neve ghiacciata e non si poteva coltivare niente o far uscire gli animali a brucare. Così gli uomini del posto decisero di partire per un lungo viaggio ed andare al villaggio vicino, che poi vicino non era perché erano necessari tanti giorni di cammino per raggiungerlo. Giulio avrebbe voluto andare con loro, perché non era mai uscito dal suo paesino e non aveva mai visto altro che quelle dieci casette e tanti alberi intorno. Gli uomini però non vollero portarlo perché era troppo piccino: avrebbe potuto scivolar via dalla tasca e non si sarebbero accorti di averlo perduto.
Così Giulio rimase nella sua cameretta, che era poi una scatola arredata con mobilini piccini piccini costruiti apposta dal suo papà. Era molto triste e sconsolato. Qualche giorno dopo la partenza degli uomini, nevicò tanto ma tanto che fu costretto a rimanere in casa: la mamma spalava la neve per fare un sentiero fino alla scuola, ma la neve continuava a cadere e quando la donna aveva finito il sentiero, dietro di lei era di nuovo tutto pieno di neve caduta. Nevicò così tanto ma così tanto che tutte le case furono sommerse da montagne bianche e non si potevano più distinguere: ogni donna ed ogni bambino rimase bloccato nelle proprie case senza poter uscire a far legna e presto le stufe di tutto il villaggio si spensero e fu silenzio e freddo.
Intanto gli uomini che erano andati al villaggio vicino stavano tornando, ma quando arrivarono nei pressi del loro paesello non lo videro, nascosto com’era, e continuarono a camminare senza accorgersi che erano arrivati a casa. Fu a quel punto che il nostro piccolo Giulio si rivelò davvero unico. Quel giorno si era messo in testa di voler uscire di casa a tutti i costi, anche solo per prendere un po’ di aria fresca e guardarsi intorno. Le porte però erano tutte bloccate dalla neve, così anche le finestre e non c’era proprio modo di andar fuori. Allora Giulio ebbe l’idea di passare dal camino, come faceva Babbo Natale. Piano piano, con le sue manine piccine piccine si arrampicò su, mettendo le dita nelle fessure dei mattoni e arrivato su in cima non dovette nemmeno saltare giù, perché la neve era così alta che arrivava giusto giusto all’apertura del camino. Una volta fuori, Giulio scoprì che essendo così piccolo era anche leggero leggero, quindi non sprofondava nella neve, ma poteva scivolarci sopra senza nessuna fatica e in un batter d’occhio si trovò lontano da casa sua. Quando si voltò indietro si spaventò un poco, perché non poteva più capire dove fosse la sua casa o dove fosse quella di qualche suo compagno di scuola: si era perso. Poi sentì delle voci in mezzo agli alberi del bosco e vide delle luci di torce accese. Subito subito Giulio ebbe paura perché pensava di essere vicino a qualche mostro della notte o a qualche persona cattiva che lo avrebbe schiacciato con una sola mano. Ma poi stette ad ascoltare bene e riconobbe la voce del suo papà. A quel punto si mise a gridare con tutta la voce che aveva per farsi sentire dagli uomini, ma questi non lo sentivano perché aveva una voce piccina piccina e continuavano a camminare in mezzo al bosco, convinti di essere sulla strada giusta per il loro villaggio. Giulio doveva raggiungerli in fretta, ma le sue gambette piccine piccine non gli consentivano di correre molto velocemente, così usò l’ingegno: prese una larga foglia di albero che era caduta lì accanto, un rametto secco, salì sulla foglia e spingendosi con il bastoncino prese a scivolare molto rapidamente sulla bianca superficie della neve.
In un batter d’occhio Giulio raggiunse il gruppo degli uomini, che finalmente lo videro e scoppiarono in grida allegre: il piccoli li avvisò che stavano andando dalla parte sbagliata e li ricondusse al villaggio. Ben presto, tutti insieme, si misero a spalare la neve di buona lena, le porte furono liberate e tutti si abbracciarono felici e contenti di essersi ritrovati. Il giorno dopo nel villaggio ci fu una grande festa, si accesero tanti fuochi piccini piccini e cucinate tante pietanze piccine piccine: tortine in miniatura, patate arrosto tagliate piccoline, panini piccini piccini e tante altre cose, tutto in onore di Giulio, che da allora in poi diventò l’eroe del villaggio e tutti quanti si impegnarono a rendere ogni cosa piccina piccina, in modo che fosse facile per Giulio fare qualunque cosa. I bambini misero via i palloni ed iniziarono a giocare a biglie, che erano più piccine, si legavano alle dita dei cordini corti corti per far saltare Giulio ed iniziarono tutti a scrivere piccino piccino per fare in modo che il nostro eroe piccino piccino non si sentisse più diverso da tutti loro. E da allora visse felice e contento.

19 gennaio 2012

La storia dell'uomo dalle mani grandi

Cari amici,
oggi vi voglio raccontare un'altra delle storie che ho imparato stando a guardare le persone dalla vetrina del negozio in cui vivevo prima di venire qui.
E quella che voglio narrarvi oggi è la storia dell'uomo dalle mani grandi. Era un sabato pomeriggio. Lo so perchè il negozio era molto affollato e questo succedeva soprattutto di sabato pomeriggio. Io me ne stavo lì ad ascoltare le persone che parlavano tra di loro e intanto mi guardavo attorno, senza spostar la testa, è ovvio, altrimenti avrei spaventato i clienti! Ad un certo punto un uomo si è fermato a guardare proprio la vetrina in cui stavo io, attratto credo da un buffo vestito messo sul manichino accanto a me.
Era un uomo alto, con un viso gentile e la barba che spuntava appena appena dalla pelle (non aveva una gran barba nanosa come la mia!), aveva i capelli chiari e gli occhi somigliavano a due pezzetti di cielo incastonati in quel volto. Ma quello che più mi ha colpito di quell'uomo, come potrete immaginare dal titolo della storia, sono state le sue mani: erano enormi, molto più grandi di quelle che vedo di solito in fondo alle braccia delle persone. Allora mi sono concentrato ed ho cercato di leggere la sua storia, per potervela raccontare.
Quell'uomo amava una donna. E tanto. Le sue mani erano abituate ad essere riempite da quelle di lei in ogni momento della giornata: andavano a spasso mano nella mano, si tenevano per mano mentre guardavano la televisione o un film al cinema. Avevano sempre un contatto e quel contatto era dato dalle loro mani, come se fossero unite da una colla speciale. E lui era molto felice. Gli si formavano delle piccole rughe ai lati della bocca, che increspavano quella barba appena accennata che non si decideva mai a radere.
Ma poi è successa una cosa che non ho capito bene. E' successo che lei ha lasciato la mano dell'uomo ed ha afferrato quella di un altro. Ha iniziato ad andare a spasso mano nella mano con un altro. Ha fatto sorridere un altro. E il nostro uomo con le mani grandi è rimasto a mani vuote. Triste e malinconico. Allora ha cominciato a tenere sempre le mani in tasca e non le tirava fuori nemmeno per salutare gli amici che incontrava per strada. Le nascondeva, perchè non voleva far vedere agli altri quanto erano vuote le sue mani senza quelle di lei.
Ero molto triste per lui. Insomma, certo, non lo conoscevo, ma mi sembrava una persona così gentile e amorevole, che non mi andava proprio giù che stesse così male.
Poi è successa una cosa incredibile. Lui era lì davanti a me che guardava questo vestito, quando all'improvviso è arrivata una donna che l'ha guardato un attimo e poi gli ha parlato. Lui è rimasto un pò dubbioso per un momento e poi ha sorriso, ha salutato la donna e...Le ha stretto la mano! Io già nel vedere quel gesto ero tutto emozionato ed avrei voluto mettermi a saltellare per l'emozione, ma mi son dovuto contenere. Comunque, insomma, torniamo ai nostri amici là fuori. Si sono messi a parlare un pò ed erano tutti e due sorridenti e felici. Ho capito che si conoscevano ma che era da un pò di tempo che non si vedevano. Ho capito che lei era davvero davvero felicissima di averlo incontrato e lui altrettanto. E dopo un pò di chiacchiere hanno deciso di andare a cenare insieme! Lui le ha offerto il suo braccio, lei ci si è attaccata con la mano e sono andati via insieme sorridendo e chiacchierando. Bhè, amici miei, io non stavo più nella pelle, ero al settimo cielo e dentro di me urlavo come un pazzo dalla contentezza. Spero che si siano trovati bene e che ora siano ancora insieme. Spero che lei possa riempire ogni giorno le mani grandi di lui.
Che dite amici, non è una bella storia? Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima!

Nano rosso

17 gennaio 2012

Ho dei parenti VIP

Quando sentite la parola "nani" a cosa pensate?
C'è chi pensa a quelli di gesso che si mettono in giardino, chi va con la mente ai racconti di Tolkien e chi, istintivamente, si immagina i famosissimi sette Nani di Biancaneve! Ed è proprio di loro che oggi vorrei parlarvi! Ebbene si, sono i miei parenti più famosi. Non ricordo più esattamente che ramo dell' albero genealogico della mia famiglia occupino, ma so per certo che siamo consanguinei e i nonni dei miei nonni raccontavano già la loro bella, romantica storia. Ma vediamo bene chi sono i sette nani e qual'è il carattere di ciascuno di loro!

Brontolo
A prima vista Brontolo ("Grumpy", in inglese) ha un aspetto burbero ed irascibile: non vuole lavarsi le mani, non si fida delle donne e quindi di Biancaneve, ha paura che questa si impossessi delle loro vite, facendo sì che alla fine loro si troveranno agghindati e con dei fiocchetti tra la barba. In realtà il cuore di Brontolo è tenero: lo si vede specchiarsi prima del bacio di congedo che la principessa dà loro quando si recano alla miniera, e dopo il bacio è talmente scosso che va a sbattere contro un albero. Il suo affetto per la principessa è dimostrato nel momento del bisogno. Appena capisce che la regina ucciderà Biancaneve, parte alla carica, e scovata la vecchia la insegue con coraggio sulle montagne (nella scena lo si sente chiaramente chiamare la regina "Canaglia!"). Una volta che tutto si conclude per il meglio, il suo viso non è più contrariato, ma commosso alla partenza della principessa con il suo amato verso il castello. Sembra che parli solo con Dotto, con il quale discute a volte.

Gongolo
Gongolo ha un'innata allegria e dalla sua espressione traspare sempre una grande felicità. Simpatico e ottimista, sa trovare sempre il lato positivo di ogni situazione, che sia la presenza della nuova ospite o il lavarsi le mani. Abile anche come intrattenitore, le sue storielle cantate durante la festa rallegrano l'atmosfera della serata. Il suo animo è molto tenero, si interessa alla storia di Biancaneve e si preoccupa per la sua incolumità quando è sola a casa.

Cucciolo
Cucciolo è l'unico nano che non parla, ed è il più pasticcione del gruppo. Frequenti sono i disastri che combina nella casetta o alla miniera di gemme, come fare un fracasso enorme quando i nani tentano di entrare di soppiatto nella casa, ingoiare il sapone nel lavatoio, cadere nel deposito gemme mentre le riponeva. Però Cucciolo è anche il nano più affettuoso: affezionatosi subito alla principessa, come un figlio ad una madre, la guarda con occhi sognanti mentre racconta loro una favola. È anche molto legato a Dotto, sicuramente per il fatto che, essendo il più anziano dei nani, lo vede come un padre.

Dotto
Dotto è il nano più saggio di tutti, per questo è riconosciuto dagli altri quale guida nelle decisioni. Cerca sempre di convincere gli amici nani a fare cose giuste, anche se non piacevoli, come il lavarsi le mani, o cedere i loro letti alla principessa. Quando è nervoso sbaglia nel parlare, scambiando le vocali tra le parole, risultando oltre a saggio anche molto divertente. E' un difetto che in inglese si chiama spoonerismo, dal nome del Reverendo William Archibald Spooner, che ne era notoriamente affetto e che, perciò, può essere considerato un parziale modello di Dotto. Discute spesso con Brontolo ed è molto affezionato a Cucciolo.

Eolo
Eolo, chiamato così nella versione italiana come il Dio greco dei venti è il nano caratterizzato dalla sua allergia: quando starnutisce i nani cercano di tappargli il naso perché il suo starnuto è capace di spazzare via oggetti e persone tanta è la sua potenza. Nella fiaba, solo un bacio della principessa Biancaneve riesce a non farlo starnutire, negli altri casi i tentativi dei nani sono fallimentari, e anzi rapidamente cercano riparo.

Mammolo
Mammolo ha un'estrema timidezza: arrossisce quando la principessa lo bacia mentre vanno a lavoro o prima di partire col principe, o quando durante le prime presentazioni la bella fanciulla pronuncia il suo nome. Inoltre, Mammolo è anche molto pauroso. Al centro della scena durante il canto, per ben due volte non riesce a dire una parola poiché inizia a balbettare. Solo grazie al burbero invito di Brontolo riesce a cantare. Tra i nani è però il più sentimentale: paragona la bellezza di Biancaneve ad un angelo, e quando la principessa è nella bara di cristallo è tra i nani che peggio vivono il momento di lutto. È molto amico di Eolo, con il quale parla di Biancaneve e lo fa salire sul cervo che sta cavalcando mentre vanno a salvare Biancaneve da Grimilde.

Pisolo
Pisolo è il nano dormiglione, ha un sonno perenne, che lo invade per tutta la giornata. Sul carretto in miniera, durante la strada per il ritorno benché canti insieme agli altri nani, durante la festa. È un nano molto buono, non ha problemi a cedere il suo letto alla principessa, né si fa scrupoli nel correre a salvarla quando lei è in pericolo.


Non sono fantastici? Secondo me racchiudono tutte i pregi e i difetti di noi Nani! E voi cosa ne pensate? Qual'è il vostro Nano preferito?

16 gennaio 2012

Fratellini in giro per il mondo

Sapete, amici, io di fratelli ne ho davvero tanti. Ho perso il conto e lo so che potrebbe sembrarvi una cosa strana, a voi umani di certo non succede. Ma a noi nani si. Certo è che appena vediamo uno della nostra famiglia lo riconosciamo, ma ricordarci di tutti è davvero un'impresa ardua. Infatti, mentre la mia proprietaria leggeva il blog di una sua cara amica, pieno di cose nanone, per poco non salto giù dal tavolo per l'emozione: un mio fratellino in giro per il mondo!!! Allora, mentre tutti dormivano, quatto quatto, mi son messo al computer ed ho scaricato queste bellissime foto con le avventure del mio gemellino: che bello vedere che si diverte così tanto e che è coccolato come si deve! Per questo vorrei ringraziare Giulia (cliccate sul nome per andare nel suo mondo), per la fantasia e l'allegria con le quali riempie la vita del mio fratellino nano e per i sorrisi che fa sempre nascere sul viso della mia proprietaria... Ciao Giulia!

Tutte queste foto sono di
Giulia Maghetta Streghetta


15 gennaio 2012

Amici di casa


Giusto due parole per dirvi che questo fine settimana i miei padroncini mi hanno lasciato solo ed ho cercato invano di intavolare una discussione con questo amico qui. Ed ho detto invano, certo che si: non è un tipo molto chiacchierone e mi sono ridotto a fare dei lunghissimi monologhi che non hanno fatto altro che confondermi... Robe da nani!

12 gennaio 2012

La storia dei nani (o meglio, una delle tante)!

Se ieri abbiamo parlato della differenza tra nani e gnomi, oggi vorrei raccontarvi la storia della mia famiglia. O meglio, una delle tante che si raccontano in giro tra valli e boschi, perchè dovete sapere che noi Nani non riusciamo mai a metterci d'accordo sulla nostra comune origine. Ogni gruppo, ogni famiglia ha la sua visione personale, il suo insieme di credenze e tradizioni. Ma cerchiamo di mettere un pò di ordine in questo variegato mondo!
I Nani nascono dalla mitologia scandinava e secondo essa i nani sono una razza evolutasi dai vermi che abitavano il corpo del gigante preistorico Ymir (si, lo so che fa un pò impressione!).
Molti degli strumenti magici della mitologia nordica, quali il martello del dio Thor Mjolnir e il "cinghiale da battaglia" Gulinbursti, furono realizzati dai Nani.
Questa razza poi fu resa famosa dagli scritti di Tolkien (in particolare dal "Lo Hobbit"), che, ne "Il Silmarillion", ci dice che sono nati da un dio minore, Aule, che di nascosto ha scolpito le loro forme nella roccia e gli ha dato la vita. Scoperto dagli altri dei minori, fu costretto a rinchiudere i suoi "figli" in una grotta dentro una montagna, dove questi, vivendoci moltissimo tempo prima di essere liberati, impararono tutti i segreti dei metalli e delle rocce (questa è decisamente una nascita più dignitosa rispetto a quella nordica).
I Nani non hanno un vero e proprio habitat predefinito, perchè dipende dalle varie sottorazze. Ci sono i nani di foresta, di collina, di fosso, di montagna. Quelli che però sono i più frequenti nei racconti e nelle leggende, sono i nani di montagna, che scavano tunnel e gallerie all'interno dei monti e vi stabiliscono il proprio regno. Pur essendo di statura ridotta, le loro sale sono più alte di qualsiasi salone di un castello umano, le gallerie e corridoi larghi, alti e spaziosi, e le zone di residenza altrettanto. Non c'è un vero e proprio motivo di questa vastità spaziale, se non quello di rendere più bello e magnificente il posto dove viviamo (onde anche, per orgoglio, impressionare i visitatori e vantarsi delle loro abilità). La scelta di vivere nelle montagne è ovvia: qui possiamo arricchirsi e prosperare senza bisogno di attaccare altri popoli, trovando e lavorando i metalli e le rocce che più sono preziosi.
La configurazione politica di un regno nanico è quasi sempre monarchica o oligarchica: nel primo caso vi è un re che comanda grazie all'ausilio di vari saggi (un consigliere in campo militare, un consigliere in economia e un consigliere giudiziario); nel secondo caso vi è un restretto numero di anziani saggi (quasi sempre discendenti dai fondatori del regno) che si consultano e decidono le politiche da adottare.
Anche se non si vedono nelle leggende e nelle storie, le femmine della nostra razza esistono: molti eroi Nani raccontano come siano belle le donne della loro razza (alcuni narrano anche che queste abbiano la barba e un vocione e quindi siano facilmente scambiabili con i membri maschili della loro razza). Personalmente, non ne ho mai incontrata una, ma ci spero ancora.
Una stretta schiera di Nani si interessa anche all'arcano e ai misteri, specialmente alle dottrine il cui campo tocca le rune: questi nani, appunto per questo, vengono chiamati Forgiarune e spesso fanno parte di quella schiera di dotti e saggi che di solito danno una mano per guidare il popolo dei Nani.
Quello dei Nani, sostanzialmente, è un popolo di persone scherzose e socievoli, amiamo ridere in compagnia, davanti ad un boccale di buona birra rossa e siamo inoltre molto orgogliosi, soprattutto per quanto riguarda la nostra razza (che reputiamo la migliore di tutte). Per noi ogni Nano è un fratello: on esistono litigi tra i nani, anche perché attaccare un altro nano (a meno che non lo si faccia per addestramento) viene considerato un peccato gravissimo, che viene punito col disconoscimento dalla razza e l'esilio.
Altra caratteristica dei Nani è la testardaggine: tutti possono tentare di fare un lavaggio del cervello ad un Nano, ma quando ha preso una decisione o ha detto una cosa è impossibile fargliela levare dalla testa. Possiamo cambiare idea solo se ce lo dice una persona degna di rispetto e stima. Altra cosa da dirsi, collegata a queste ultime parole, è sulla fedeltà: i Nani non lasciano mai in difficoltà i propri compagni e amici, anche a rischio della loro stessa vita, e ci affezioniamo facilmente alle persone che li trattano con stima e rispetto, comportandosi, di conseguenza, altrettanto.
Guai a fare un torto ad un Nano: se qualcuno commette qualcosa di sbagliato nei nostri confronti sarà difficile riconquistare la sua fiducia. Un'altra cosa da non fare mai in presenza di un Nano è ridere della nostra altezza: chiunque l'abbia fatto non ha vissuto a lungo per poterlo raccontare. Una caratteristica fondamentale dei Nani è una stima profonda per chi, come noi, ama il cibo e le bevande, soprattutto la buona birra artigianale!
Insomma, con questo dovrei avervi dato un'idea un pò più precisa delle caratteristiche del popolo a cui appartengo e spero che in questi pregi e difetti abbiate trovato qualcosa, di me, che vi susciti simpatia!
A presto amici!

11 gennaio 2012

Che differenza c'è tra un nano ed uno gnomo?

Cari amici,
questa è una domanda che si pongono in molti e già che son qui ed ho un posto tutto mio per parlare e raccontare, oggi vi voglio proprio spiegare la differenza tra un nano ed uno gnomo.
A prima vista sembreremmo uguali, questo è vero: siamo entrambi molto bassi, ci vestiamo alla stessa maniera e di solito abbiamo tutti e due la nostra caratteristica lunga barba bianca. Gli gnomi sono piccole creature di corporatura simile a quella dei nani, ma di carattere completamente differente. Mentre i nani infatti amano restare isolati ed attaccati alle proprie tradizioni (anche se qui io avrei di che dissentire), gli gnomi sono degli inventori nati e sfornano in continuazione nuovi marchingegni dai nomi impossibili e che raramente funzionano (o che spesso, anzi, manifestano una strana tendenza ad esplodere). Sono organizzati in centinaia di comitati, che discutono di ogni singolo progetto sviluppato sotto la montagna dove gli essi hanno la loro residenza, il Monte Nonimporta.
Gli Gnomi, prevalentemente presenti nelle leggende scandinave, sono alti all’incirca 30 centimetri e vivono nei luoghi più disparati.
Li possiamo trovare infatti in grotte di cristallo o in miniere d’oro, d’argento o di diamanti, ma anche in tronchi cavi. La loro principale attività è quella di preservare da tutti i fattori esterni le bellezze naturali e lo fanno con cipiglio e coraggio. Abili minatori e brillanti orafi, si cimentano nell’allevamento delle capre e si dedicano alla coltivazione di grosse qualità di funghi.
Uno dei più grandi problemi degli gnomi riguarda il linguaggio: essendo infatti estremamente prolissi nelle loro descrizioni, gli gnomi si sono abituati a parlare al quadruplo della velocità di un essere umano normale, il che rende molto difficile la comprensione con le altre razze: gira anzi voce che nessuno gnomo abbia mai finito una frase, vista la consuetudine di essere sempre interrotti dai loro simili o da tutti gli sfortunati che vengano a contatto con loro.
Le leggende sulla creazione del mondo definiscono gli gnomi come lontani cugini dei nani e in effetti, devo dirvelo: io sono una specie di incrocio, se mi passate il termine. Il nonno del mio trisavolo (ho perso il filo delle parentele, vogliate scusarmi) in realtà era uno gnomo! Quindi si spiegherebbe la mia originale mescolanza di caratteri nanoso e gnomesco! Ed infine devo dire che anche per noi, come per gli gnomi, le cose sono cambiate con l'andar del tempo: tutti i mutamenti che ci sono stati nella natura e per la presenza dell'uomo, ci hanno inevitabilmente spinti ad adeguarci alla vita altrui e questo ci ha reso sicuramente più sociali, come il sottoscritto!
Che dite allora, ho risposto alla domanda?
A presto amici!

10 gennaio 2012

Ogni nano ha delle storie da raccontare

Cari amici,
ho deciso, da oggi in poi, di raccontarvi qualcuna delle tantissime storie che conosco.
Dovete sapere infatti che ogni nano ha una storia da raccontare, anche se qualcuno di noi ha poca voglia di farlo. Ci sono nani silenziosi, che non amano chiacchierare, nani un pò scontroselli che è meglio non pungolare troppo e poi ci sono i nani come me: quelli che hanno voglia di condividere.Ed io di storie non ne conosco soltanto una, ma mille!!!
Come sapete io provengo da un negozio in centro città (mi hanno detto che la città si chiama Torino) e per un pò di tempo sono stato in piedi nel bel mezzo di una vetrina. Da lì ho visto tantissime persone passare, tante fermarsi a guardare, tante correre veloci per la strada. Ed ogni persona che ho scorto aveva una storia appoggiata sulla testa. Ecco, io ho il dono di vedere queste storie e impararle a memoria all'istante, quindi potrete ben immaginare quante ne ho da narrare!
Quindi, amici, vi aspetto qui per raccontarvi tutte queste belle vite...
A presto!

La storia della ragazza con i tacchi alti

Qualche giorno fa, mentre me ne stavo tutto impettito nel mio angoletto di vetrina, ho visto una ragazza camminare sul marciapiede dall'altra parte della strada.
Era molto più alta di me, anche se non posso essere molto preciso sull'altezza delle persone, dato che io sono molto basso e soltanto qualche bambino ha la mia statura. Comunque, a me è sembrata molto alta. Aveva i capelli lunghi e neri come la pece e ondeggiavano seguendo il suo passo cadenzato. Mentre la guardavo camminare ho pensato che non stesse molto bene perchè, non so, ma mi pareva che traballasse un pò. Poi guardandola meglio ho capito perchè: aveva un paio di scarpe molto buffe, che finivano a punta come quelle di certi miei amici nani, ma dietro avevano una cosa strana, una specie di sostegno che rassomigliava al piedistallo di quei bicchieri da vino che a volte vendono nel negozio di fronte.
Alchè ho chiesto al mio compagno di vetrina se sapesse il nome di quel tipo di scarpa e lui mi ha detto:"Oibò, son scarpe e basta, ma hanno il tacco!"
"Il tacco?" ho detto io lievemente stupito."Ma scusa, non ce l'hanno tutte le scarpe, il tacco?"
"Ma certo che si", mi ha risposto l'amico:"Solo che quelle scarpe lì lo hanno molto più lungo e appuntito. Serve a rendere la persona più alta e le donne lo mettono perchè è di moda".
Io a quella spiegazione non ho più aggiunto nulla, ma mi son messo a pensare a cosa fosse la moda. Vivendo in un negozio di vestiti, più o meno avevo capito che la gente compra le cose che "si usano", che sono attuali, ma mi è sempre sfuggito il motivo. Insomma, io ho sempre avuto lo stesso vestito, lo stesso cappello, la stessa cintura e lo stesso paio di scarponcini senza tacco alto. Non mi è mai venuto in mente di cambiarmi d'abito.
Comunque sia, queste sono divagazioni e vi chiedo scusa, ma quando inizio a raccontare le cose mi perdo sempre un pò.
Dicevamo della ragazza con i tacchi alti.
Era molto bella. Molto davvero. Ma era triste. Allora mi sono concentrato ed ho cercato di percepire la sua storia, quella che, come tutti, aveva appoggiata sulla testa come un cappello. Allora ho capito il motivo per cui la ragazza era triste e lo sono diventato anche io. Avrei voluto saltar fuori attraverso il vetro e correre ad abbracciarla: magari così facendo l'avrei fatta sorridere un pò. Ma forse non sarebbe servito a niente: di fronte a certe cose non si può far altro che accettare, sopportare.
Io non lo so com'è che tra gli uomini esistono cose che non si possono distruggere.
E vorrei che certe malattie non fossero più "di moda".
Ma io sono solo un nano e non posso far altro che guardare e raccontare...
E la prossima volta vi racconterò un'altra storia, magari più leggera!

Nano rosso